Lo studio di settore cambia volto e diventa un indicatore di “compliance”.
Il nuovo strumento si baserà sull’attività prevalente svolta e assegnerà un grado di affidabilità che scaturisce da una elaborazione statistico-economica dei dati dichiarati dal contribuente.
Si può riassumere così il profondo restyling, che assume a tratti la portata di un’autentica rivoluzione, a cui sarà sottoposto lo strumento presuntivo del Fisco dedicato al reddito d’impresa e di lavoro autonomo, secondo le novità presentate oggi dal Mef ad associazioni di categoria e ordini professionali alla riunione della Commissione degli esperti degli studi di settore, presso la sede della Sose (Soluzioni per il sistema economico spa).
Studio di settore: Dall’accertamento presuntivo a strumento per la compliance
Fino a oggi, lo studio di settore si è basato sulla comparazione dei ricavi o compensi dichiarati con quelli calcolati attraverso un’elaborazione statistico-matematica dei dati contabili e strutturali (settore economico, dimensione, localizzazione, modalità produttiva utilizzata e così via) indicati dallo stesso contribuente nel proprio modello.
Dalla comparazione scaturisce un esito che può essere di congruità o meno dei ricavi/compensi dichiarati con quelli presunti sulla base dello studio.
Le novità presentate presso la Sose, la spa controllata da ministero dell’Economia e delle Finanze e da Banca d’Italia, consentiranno di superare l’ottica “in or out” della congruità e di abbandonare gradualmente il ricorso allo studio di settore come strumento di accertamento presuntivo da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Viene introdotto, infatti, l“indicatore di compliance”, un dato sintetico che fornirà, su una scala da uno a dieci, il complessivo grado di “affidabilità” del contribuente.
Se il contribuente raggiunge un grado elevato avrà accesso al sistema premiale che prevede oggi, l’esclusione da alcuni tipi di accertamento e una riduzione del periodo di accertabilità.
Il nuovo indicatore sarà articolato in base all’attività economica svolta in maniera prevalente, con la previsione di specificità per ogni attività o gruppo di attività.
Verrà costruito sulla base di una metodologia statistico-economica innovativa che prende in considerazione molteplici elementi:
- gli indicatori di normalità economica (finora utilizzati per la stima dei ricavi) diventeranno indicatori per il calcolo del livello di affidabilità;
- invece dei soli ricavi saranno stimati anche il valore aggiunto e il reddito d’impresa;
- il modello di regressione sarà basato su dati panel (8 anni invece di 1) con più informazioni e stime più efficienti;
- il modello di stima coglierà l’andamento ciclico senza la necessità di predisporre ex-post specifici correttivi congiunturali (cd correttivi crisi);
- una nuova metodologia di individuazione dei modelli organizzativi consentirà la tendenziale riduzione del numero, una maggiore stabilità nel tempo e assegnazione più robusta al cluster.
Al singolo contribuente saranno comunicati, attraverso l’Agenzia delle Entrate, il risultato dell’indicatore sintetico e le sue diverse componenti, comprese quelle che appaiono incoerenti.
In questo modo il contribuente sarà stimolato ad incrementare l’adempimento spontaneo e incentivato a interloquire con l’Agenzia delle Entrate per migliorare la sua posizione sul piano dell’affidabilità.
Studio di settore: nuova riforma – Più semplificazione
La riforma degli studi di settore muove passi anche sulla strada della semplificazione degli adempimenti, attraverso la riduzione del numero di modelli, pur restando invariata la platea dei contribuenti interessati, e anche del numero di informazioni richieste al contribuente in sede di compilazione, in ordine all’organizzazione dell’attività.
La nuova metodologia di individuazione dei modelli organizzativi consentirà così la tendenziale riduzione del numero, una maggiore stabilità nel tempo e un’assegnazione più robusta al cluster.
Fonte: Fiscooggi, finanza&fisco